La Calabria è stata per lungo tempo terra di dominio e di dipendenza, luogo di transito oggetto di sguardo, dovuta alla sua imponente storia e alla sua magnificenza culturale ed architettonica. Da qualche tempo mi trovo a rivalutare le tante vestigia che gli antichi ci hanno lasciato.
Come una novella Lenormant girovagando per il nostro lembo di terra Calabrese mi trovo in quel di Curinga nel catanzarese. Pittorescamente situato su di un pendio, sul fianco destro della valle del torrente Torrina. Posto sul versante tirrenico delle Serre, in mezzo ad uno scenario ricco di vegetazione, con interessanti vedute sulla pianura di Lamezia.
Proprio nel grembo di tali fertili terre mi fermo in contrada Acconìa, dove sono invece venuti alla luce resti di terme romane d’età imperiale ed infine in località Torre Vecchia,una torre saracena detta di Mezza Praia o di Moddone. Stupisce il posto, stupiscono le informazioni reperite sul centro di Acconìa, luogo probabilmente nato prima di Curinga.
La frazione conserva i resti importanti dell’epoca Romana, costituiti da un importante complesso termale, detto anche “tempio di Castore e Polluce”, l’unico, in tutta la Calabria, che si conserva fino quasi all’altezza della copertura.
Senza dubbio, visitare un luogo così, immerso nella natura, tra il verde delle montagne, a quattro passi dal mare, dalle belle spiagge, in un’atmosfera ricca di storia, consente alla mente di fare un tuffo nel passato, facendo vivere nella propria immaginazione lo svolgersi della vita di un tempo dai ritmi lenti.
Si rimane perciò incantati nell’osservazione di tanta bellezza architettonica e tanta cura nel conservare fino a noi questo capolavoro Romano. Il complesso occupa però 700 mq di territorio un colosso nell’architettura termale, avvolte i Romani facevano a gara a superare i precedessori.
Poco ci è dato conoscere della storia del complesso termale, ma la scoperta di una moneta bronzea di epoca Diocleziana, ha permesso di collocare una sicura datazione dello stabilimento di età III-IV Secolo A.C. Identificata da alcuni studiosi con la statio di Annicia,luogo dove si pensa che passasse la Via Popilia che da Roma portava a Reggio Calabria, il complesso godeva di una intensa attività lavorativa ed era inoltre molto frequentato .
Le Terme Romane in Calabria raffigurano uno spaccato di vita della popolazione, visibili così il Calidarium e frigidarium i termini indicano le vasche di acqua calda e fredda tipici luoghi della romanità che accoglievano i viaggiatori che si fermavano alla statio di Acconìa.L’ acqua giungeva nelle terme di cui il frigidarium è l’ambiente più vasto, tramite dei tubi ben collegati.
Nota peculiare durante la visita risulta essere la zona rettangolare del frigidarium con annesso abside, costituisce il più antico segno della presenza della Cultura Cristiana nella Piana Lametina. Sicuramente è stato possibile chiosare che siano delle terme private ed era un connubio tra il Ginnasio greco ed i bagni a vapore egizi, di cui la Calabria ne fu ricca di esempi.
Di grande interesse architettonico è la vasca conservata per intera, ed è accessibile attraverso due gradini. Alcuni muri si sono conservati per intero mentre si può benissimo scorgere il pavimento della vasca che è in acciottolato. L’usura ed il tempo però hanno provocato nel complesso di una buona conservazione alcune problematiche.
Descrittore attento e studioso rigoroso il Valerio Fiocca presso l’Unical ha studiato recentemente come l’opus testaceum di colore vivo giallo sia resistito al tempo. Il laterizio usato effettivamente si è usurata per opera di agenti atmosferici ed in più la fratturazione cioè l’opus si è spaccata in più punti. Il Fiocca stesso ci spiega anche che le malte usate hanno prodotto col tempo alveoli ossia cavità, per ultimo le patine e le piante infestanti che hanno colpito l’opus.
Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura Cds
Centro Studi e Ricerche
Comitati Due Sicilie
You must be logged in to post a comment.