Archivio mensile : Gennaio 2014

Tra Nicotera e Rosarno sorse l’antica MEDMA

  • medma

Estendendosi….verso Nord, e quindi verso la valle di S. Barbara , la città (Medma) veniva naturalmente ad usufruire dalla privilegiata posizione difensiva offerta dalle retrostanti evoluzioni “ cita Italo Galasso in Medma saggio storico ed antropologico .

Mentre il Russo noto studioso la descrive cosi :” Medma ,si adagiava nella pianura racchiusa tra l’attuale Nicotera, il mare, il Mammella ed il sistema collinoso (…) che degrada al Mesima, nell’agro Nicoterese serba le maestose reliquie”.Medma che vuol dire”fiume e città di confine”, appunto città fiorita sulle rive del Tirreno, allorquando la fiaccola della civiltà ellenica sembrò varcare l’angusto tratto di mare, che separa l’Ellade dalla penisola italica, per irradiare più immensa la sua luce nel bacino Mediterraneo.

Ma anche Achille Solano in di Medma Città Stato si pronuncia con tali parole :”ed al quel manipolo di intrepidi coloni ,sembrò vicino l’immensità del verde della piana di Gioia e Ravello (…)ideale per innalzare templi e case e altresì per rifarsi una vita”.Sul tessuto urbano della nuova città poco c’è dato sapere, se non che il suo impianto urbano era regolare e lastricato di pietre.

In effetti anche Vito Capialbi l’erudito monteleonese era del parere che Medma sorgesse il località detta Mortelletto in territorio di Nicotera e non di Rosarno secondo la vexata questio aperta dall’ Orsi  nel 1910. Tuttavia che la questione non è chiusa lo afferma anche il Settis in molti suoi scritti . La polis non è certo una sfinge archeologica ma godette (ritrovamenti di Pian delle Vigne) di una delle più belle luci del sole, ma annota ancora Italo Galasso stroncato in verde età :” Straordinariamente fertile e ricca di acque sorgive,la campagna è solcata, oltre dal fiume Mesima anche dal torrente Mammella”.

In questo scenario infatti sorgeva Medma, purissima gemma incastonata in tanta armonia di terra, di mare, di cielo.

Il sito magico, salubre, opportuno, la feracità del suolo, l’abbondanza di acque fermarono i greci colonizzatori, che vi posero le loro divinità. Sebbene dai vari ritrovamenti in loco è emerso che qui vigeva il culto di Atena mentre nelle vicina sub colonia Hipponion si praticava il culto di Persefone. Sulle sue origini la storia tace, ma sull’etimologia del suo nome sono stati impiegati fiumi di inchiostri,cominciamo infatti dalle fonti storiche a noi note Strabone nella sua Geografia attribuisce Medma ai Locresi scrivendo ciò:”Medma fu città di Locri”,mentre Stefano Bizantino la definisce così :”città Italiana ,omonima ad una fonte” .

Dopo questi umili cenni, nessun altro elemento troviamo nelle fonti su Medma. Non si può non affermare che il popolo medameo visse in pace ed abbondanza e che venne incamerato nei traffici commerciali di Reggio e Zancle ( odierna Messina), senza poter fissare delle date con fonti così scarne e malsicure .

E la polis di Medma poteva essere costruita come comunità agricola annota Solano nel suo sicuro lavoro con una alta percentuale di cittadini dediti al campo ed un vasto territorio.

La coltura dei campi, la tonificazione delle piante mirabile sintesi della città. Le attività commerciali della Polis accrebbero vorticosamente intensificati sia sulle coste che nei valichi interni tutto confluiva su Medma chi vuol capire capisca. Su queste basi la città si impone nel momento storico della sua politica economica sul Tirreno, favorita da alleanze militari facoltose e inerenti una confederazione monetaria tra cui spiccava Laos, Crotone, Metaponto, Taranto e Terina. Tutte città finesse col dare respiro all’ Emporion fuori dal quale tali città sarebbero state tagliate fuori dai traffici con l’Africa.

Il porto fu dell’ Orsi ubicato nei pressi di Nicotera Marina in una rada naturale, crollata dopo il sisma del 1783, citano le fonti più accreditabili. Su questa situazione ebbe a scrivere anche Bruno Gallo in Nicotera tra passato e presente citazione per onor di patria:” Confederata con Crotone e battente moneta propria, era dotata di porto, terme, ginnasio, foro, teatri ,templi strutture queste che le avvalsero il titolo di città” Risulta invece essere fonte certa e sicura descritta anche dalle parole del Galasso nella sua famosissima tesi universitaria sulla polis, il quale, in tale scritto annota:” Sui ridenti lidi tirreni i Locresi si impadronirono di Metauro, di Medma e della bella e ricca posizione di Hipponion “ entriamo nel vivo della storia di Medma quando venne conquistata da Locri turbando gli equilibri politici di Reggio che andava formandosi sotto Anaxilas un grande impero marittimo.

E’ da pensare che per tutto il corso del IV secolo a.c. Medma sia rimasta colonia dei Locresi visto la mancanza di fonti inoppugnabili. Agli albori del V sec. le cose si modificano per la polis :inizia l’egemonia crotoniate su tutta la Magna Grecia, fu così che la città pitagorica dominava la scena e stipulò alleanze con Medma anche di questo ci informa Galasso:” Ad una concordia di Medma con Crotone esistono due stupende monete descritte dal Capialbi “ facile pensare che la nuova alleanza turbò Locri  che si apprestava al declino chi vuol capire capisca.

Intanto annota Tucidite Hipponion (oggi Vibo Valentia) e Medma si alleano per via dei rapporti ostili con Locri scoppiò così una guerra passata agli annali come la guerra del 422 a.c battaglia della Sagra ma questa tesi è da confutare. Una guerra solo menzionata da Tucidite ed è un peccato che la menzioni solo, senza altre indicazioni importanti ai fini storici.

Siamo nell’era in cui Siracusa vuole entrare nei fatti d’Italia per ingrandirsi territorialmente lo attesta il rifiuto che Dionisio ebbe da Reggio e la vicinanza con la città di Locri che si guadagnò alleanza anche con Medma. Narrano i dati storici più accreditabili che per la conquista di Messana, il tiranno, fece inviare 4 mila medamei a ripopolare la nuova polis. Qui gli storici discordano ampiamente, nel senso che la maggior parte di essa attesta non sul trasferimento ma sulla deportazione di quattro mila giovani operata dal tiranno di Siracusa nel 396-394.

La polis a conti fatti raggiunse lauti gradi di civiltà tanto da produrre personalità come Filippo, le belle monete ne attestano la maestosità. Anche stavolta è opportuno citare le parole del Solano che cronicizza così :”Ecateo ci informa di Medma polis una città con proprio autonomia e magistratura. Aveva la facoltà di garantire nel suo seno,lo sviluppo di altre comunità (…)per via di un generoso equilibrio”.

La letteratura tace ancora sull’arrivo dei Brezzi ,ma annota che solo nel 356 la città cadde sotto il loro potere. Sul periodo storico si pone Galasso descrivendo tale avvenimento :”Delle vicende storiche del periodo Brezio nulla c’è dato sapere ,(…) se nonché per Medma fu il fatto più importante della vita politica, se esso le fruttò la politica indipendenza :il più bel requisito che possa avere un popolo ,anche maggiore della libertà”.

E’ attestato che sotto i Brezzi, Medma, godette di una delle giornate più luminose della sua storia, ed proprio in questo periodo che la città gode della sua ultima giornata di vita greca. Da dominio Brezzo si trova colonia Romana che porta nome di Nicotera ora in base agli annali di Antonino Pio.

La grande città magno greca scomparse definitivamente a seguito di sconvolgenti terremoti e cambiamenti climatici che favorirono la malaria, decimando il popolo. Sul mito nella polis di Medma si può dire tutto le fonti sono ben predisposte a raccontare il mito che si sviluppò nella zona dei medamei.

Uno dei miti più accreditabili raccontato sia dal Galasso che da Cinquegrana e Mazzeo in Nicotera Storia mito e leggenda i quali dicono più volte nei rispettivi testi :” Qui le ninfee si impadronirono delle acque ,le bellissime figlie di Zeus”. Le ninfe divennero così protettrici dei fiumi Misma e Naiadi fiumi navigabili e ne proteggevano le acque di Medma.

La ninfa Medme veniva spesso raffigurata nelle varie monete medmee, anche il mito viene ampiamente descritto dal Galasso nella sua opera descrivendo il ritrovamento nel 1914 di un frammento che parla della bellezza di Tyro altro mito del luogo che donò la sua bellezza alle donne del posto. Tyro si innamorò perdutamente di Empero giovane del luogo ma di lei si invaghì Poseidone, il Dio la sedusse sotto mentite spoglie dell’amato e nacquero due gemelli che furono tolti alle cura materne.

Divenuti adulti i due cercarono la verità e trovarono la madre per vendicarla uccisero Solero e Salomone coloro che tenevano in cattività Tyro. In siffatta situazione di storia e mito che la città resse per molto tempo, si collocano numerosissimi scavi di noti archeologi ricordiamo quelli del vibonese Vito Capialbi che nell’800 portò alla luce monete e via dicendo, ma ancora di Paolo Orsi che nell’agro di Rosarno compì scavi a Piano delle Vigne ed in località Calderazzo dove venne rinvenuta una necropoli con 87 sepolcri di cadaveri con pratica di inumazione.

Era così che i medamei venivano sepolti. Sebbene la scoperta più lauta viene descritta da Salvatore Settis nella sua famosa opera Bellerofonte e Medma che così scrive:”in tale luogo venne riportata alla luce una fossa ellittica in cui vi erano collocati terrecotte e statuette”.

Non è difficile infatti, riconoscere una terracotta di Medma in quanto forgiata con materiale rosso-bruno lo possiamo evincere dalla coronoplastica specie di statuette e maschere di cui la polis è ricca .

Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura Cds
Centro Studi e Ricerche
Comitati Due Sicilie.

 

 

 

 

 

LA SUGGESTIVA “FACCIA DI PIETRA” DI PRUNELLA PROV DI R.C ….QUANDO IN CALABRIA ANCHE LA PIETRA E’ ARTE.

  • prunella

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre dice Marcel Proust ma nell’avere nuovi occhi. Ed è proprio con questo spirito di conoscenza e animata da un forte anelito di scoperta che propongo al gentile viaggiatore calabrese, una suggestiva opera naturale che si trova nella spiaggia di Prunella di Melito.

La località  di Prunella sorge nella parte finale della vallate del Tuccio e del Tabacco, due fiumare che sfociano nel mar Jonio, e creano una pianura in parte occupata da abitazioni, in parte destinata a campi coltivati. Prunella e le aree circostanti godono di un clima particolarmente mite.

D’estate, la temperatura arriva frequentemente anche a punte di 40°C, le piogge sono solo occasionali e il cielo è dominato da un sole splendente. Durante le mezze stagioni, possono comparire i primi rovesci e il clima comincia a diventare più temperato, andando verso il caldo in primavera, verso il freddo durante l’autunno.

In inverno, tuttavia, non si registrano raramente temperatura basse, anche prossime allo 0 (zero); quando correnti particolarmente fredde investono l’area, nevica spesso nei comuni limitrofi a nord, e, in occasioni molto rare, anche presso Musupuniti, la frazione più settentrionale ed elevata del comune. Tuttavia è questa situazione climatica e la contribuizione di venti che hanno permesso il modellamento di alcune aree montuose.

A circa una trentina di chilometri da Roghudi vi è una strana formazione rocciosa che potrebbe essere del tutto naturale, uno di quei bizzarri risultati dell’azione degli agenti atmosferici: è la Faccia di Pietra di ‪Prunella, piccola frazione di Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria).

Il tragitto per raggiungerla non è difficoltoso, tranne che nelle ultime centinaia di metri in cui occorre arrampicarsi verso il punto in cui svetta impassibile un impressionante profilo pietrificato che dal Monte Cufolito sembra montare la guardia alla vallata del Tuccio. Stazione balneare, inserita anche negli itinerari dell’agriturismo reggino, registra un consistente movimento di visitatori.

Molto frequentata pure per lavoro, grazie alle attività produttive, che consentono un notevole assorbimento di manodopera. La Spiaggia di Prunella di Melito Porto Salvo è situata nella frazione omonima a circa 25 chilometri da Reggio Calabria, incastonata nel suggestivo tratto di costa che caratterizza la punta dello stivale della Penisola. Si tratta di una bella ed ampia spiaggia di sabbia fine, bagnata da un mare cristallino e di un meraviglioso azzurro intenso grazie ai fondali sabbiosi, ideale per nuotare e fare il bagno.

I fondali di questo bel mare sono anche molto ricchi e nelle giornate di bassa marea è possibile addirittura scorgere il relitto di una nave, utilizzata dai garibaldini nel primo sbarco in Calabria.

 Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura CDS
Centro Studi e Ricerche
Comitati Due Sicilie.

E’ Calabrese di Cetraro (Cs) il Museo più innovativo della Penisola: Il Museo dei Brettii e del Mare.

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Cetraro Cosenza, borgo calabrese affacciato sul Tirreno cosentino nonché nota località turistica della Riviera dei Cedri, ospita una delle realtà museali più innovative del panorama nazionale.

Si è  proprio così , nulla da meravigliarsi si  tratta del “Museo dei Brettii e del Mare”, istituito nel dicembre 2011 con sede nello storico Palazzo del Trono: un’esposizione permanente di proprietà comunale allestita ed impostata secondo un criterio didattico, con una presentazione dei materiali secondo un percorso topografico e cronologico insieme, dai siti con i reperti più antichi a quelli con i più recenti, oltre a disporre di una avanzatissima sezione multimediale.

I materiali esposti si riferiscono tutti alla storia del comprensorio cetrarese, ossia quella in cui si esprime il momento più significativo della presenza umana nell’antichità in quest’area, tra IV e III secolo a.C. Di grande interesse anche la sezione dedicata al mare con alcune anfore ritrovate lungo la costa antistante Cetraro e una sezione storica dedicata al fondo cartografico donato alla città dal prof. Raffaello Losardo.

Uno scrigno di tesori che la nostra Regione può vantare al mondo e può senza ombra di dubbio far invidia alle più rinomate zone museali del suolo Calabro. Appena annusata la notizia con molto interesse inizio ad indagare sulla realtà Museale ed ecco che appare un miracolo della nostra archeologia.

I reperti esposti provengono da siti archeologici presenti nel territorio e comprendono alcuni tra i più peculiari e diffusi oggetti della cultura materiale del popolo brettio.

Il museo completa la sua offerta culturale organizzando mostre temporanee e conferenze, oltre ai consueti servizi didattici. Il museo, inoltre, è il polo centrale di un itinerario di visita articolato in vari siti di interesse storico-archeologico lungo il tracciato montano che costeggia i fianchi del Monte La Serra e comprende una serie di località che, grazie alla stretta collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria ed Amministrazione Comunale di Cetraro, si tende a valorizzare sempre più.

Situazione che non necessita commento, solo il vedere tali bellezze ha parlato da sé. Come si accennava, punta di diamante del Museo è la nuova sezione multimediale che è stata inaugurata lo scorso 13 dicembre 2013 a coronamento del progetto redatto dall’Assessorato alla Cultura di Cetraro e finanziato nell’ambito del POR CALABRIA FESR 2007/2013.

La realizzazione di tale progetto ha dotato il Museo di supporti multimediali innovativi posti a servizio degli utenti e dei visitatori: un moderno laboratorio multimediale che consente ai visitatori di muoversi virtualmente nei siti archeologici di Cetraro e scoprire, attraverso la tecnologia 3D, la bellezza dei singoli reperti esposti.

O ancora esplorare i fondali marini con i relitti che custodiscono preziosi tesori, tutto questo grazie alla nuova tecnologia. Inoltre, è possibile tramite dei tablet in dotazione al museo o tramite i propri smartphone, grazie alla tecnologia dei codici QR e delle applicazioni gratuite già presenti su Apple Store e Android, ispezionare tutte le vetrine del museo con un semplice clic. Con l’apertura di questa nuova sezione del Museo dei Bretti e del Mare l’Amministrazione Comunale di Cetraro completa definitivamente un’opera di straordinaria importanza per il rilancio culturale della cittadina.

Tuttavia situazioni del genere auguro siano auspicabili a molti altri comuni Calabresi che amano e sono interessati alla Cultura Calabrese. Inoltre tanto per essere chiari la struttura che in soli due anni dalla sua apertura, oltre a essersi distinta nel panorama museale calabrese per l’eccellenza dei servizi forniti e per l’affluenza registrata, si è dotata di importanti realtà tra cui l’enoteca/caffè letterario posta al piano terra del Palazzo Del Trono, che quotidianamente anima la vita culturale cetrarese e dà la possibilità a validi giovani del luogo di trovare impiego nel loro paese d’origine.

Il nuovo museo multimediale è l’opera per eccellenza del sapere e della conoscenza, della bellezza e dell’identità del territorio calabrese. Momento importante della vita del Museo dei Brettii e del Mare sono le attività didattiche. Coordinate dalla Società Cooperativa C.A.S.T.E.R d’intesa con l’Amministrazione Comunale, hanno permesso di ottenere, finora, una notevole fruizione del patrimonio storico ed archeologico in mostra nelle relative sezioni museali.

In tal senso, il Museo propone visite guidate con personale esperto, per gruppi o turisti individuali, ed itinerari didattici per scolaresche, in questo caso elaborati secondo il grado di istruzione degli alunni. Fanno parte della didattica anche le attività svolte nel Laboratorio di Restauro Archeologico posto all’interno del Museo, coordinata da restauratori esperti e finalizzata a stimolare l’interesse e la curiosità degli alunni oltre che affinare le capacità pratiche degli stessi attraverso l’utilizzo dei materiali e di alcuni strumenti usati per il restauro dei reperti.

Inoltre, rientrano nel circuito delle attività didattiche museali quelle relative al miglioramento delle conoscenze del patrimonio storico ed archeologico locale effettuate attraverso gli scavi di ricerca, questi ultimi abitualmente coordinati da Docenti universitari ed eseguiti dagli studenti come tirocini.Se l’archeologia costituisce la ‘voce’ principale del Museo di Cetraro, non meno interessante è la sua sezione storica in cui è confluito nel 2011 il fondo di carte geografiche donate dal Prof. Ing. Raffaello Losardo.

Ingegnere cetrarese (Grisolia 1920 – Napoli 2011), è stato per anni docente universitario presso l’Università Federico II di Napoli. Vissuto a Napoli, aveva già donato alla città copia del Catasto Onciario del XVIII secolo e la raccolta del periodico cetrarese di inizio Novecento “Cetraro Nova”, con lo scopo di ricordare la figura del padre Luigi Losardo, che alla fondazione di quel periodico aveva collaborato insieme ad Attilio De Caro e Francesco Aita. Negli anni ‘60 Luigi Losardo contribuì ad approfondire la conoscenza degli Statuti di Cetraro, concessi dall’Abazia di Montecassino nel 1512 per il buon governo della città, curandone la traduzione e la divulgazione.

Il fondo consta di complessive 78 carte geografiche, di diversi formati relativi al periodo compreso tra la fine del ‘400 ed il periodo post-unitario. Annessa alla Sezione Storica è la Biblioteca Civica, ospitata presso le sale dell’ala settentrionale ubicate al primo piano del Palazzo del Trono.

Fondata nel 1963, la Biblioteca svolge funzione di natura informativa-divulgativa oltre che di conservazione, in quanto contiene manoscritti e volumi antichi inseriti nei rispettivi cataloghi della sezione “Fondi Antichi”. Alla fine degli anni ’90, a seguito di una donazione confluì nel catalogo della Biblioteca il “Fondo Pallottini” ovvero l’intero patrimonio librario della Biblioteca dell’Istituto Scolastico “Silvio Lopiano”, composto da testi di cultura generale.

Negli ultimi decenni, il numero di volumi della Biblioteca è stato notevolmente accresciuto dall’acquisizione di nuove pubblicazioni, ma soprattutto dalla confluenza in esso di cospicui fondi librari donati da illustri personaggi e note famiglie cetraresi. Attualmente, essa dispone di un consistente patrimonio bibliografico composto da oltre 15.000 volumi catalogati metodicamente in formato elettronico e per classi di materie, per citarne alcune: Storia, Storia dell’arte, Letteratura italiana, Filosofia, Medicina, Religione, Psicologia.

Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura Cds
Centro Studi e Ricerche
Comitati Due Sicilie.

Prima Bibbia in ebraico venne stampata in Calabria.

Si pensa alla Calabria e vengono in mente i soliti stereotipi. Invece no, questa Regione sa sorprendere per la sua storia e per il suo contributo allo sviluppo della cultura internazionale.

“Facciamo un salto indietro di oltre 500 anni. Basandosi sulla stima di diversi specialisti, oggi sappiamo che prima dell’Inquisizione, cioè prima del 1500, circa il 40 % della popolazione totale della Calabria e della Sicilia era di origine ebraica. In effetti, ancora oggi, in numerose piccole cittadine e villaggi della Calabria e della Sicilia, possiamo trovare delle interessanti vestigia di vita ebraica.

Gli storici hanno fatto delle scoperte archeologiche e filologiche che dimostrano essere esistita una fiorente presenza ebraica in questa regione, presenza documentata nelle città più grandi da un quartiere specificamente ebraico (pseudo ghetti) e in quelle più piccole o in qualche comunità isolata, da una “via dei Giudei” o “giudecca”.

Tuttavia una massiccia migrazione verso la Calabria si ebbe con l’avvento degli svevi nella regione, per il trattamento di favore accordato agli ebrei prima da Enrico IV e poi da Federico II, per incrementare le industrie della seta, della tintoria, del cotone, della canna da zucchero e della carta. E ciò non perché essi lavorassero in quelle industrie, ma perché ne intensificassero la produzione, contribuendo così al progresso dell’economia locale, attraverso il prestito di capitali.

Gli Ebrei, riuniti nel proprio Ghetto o Iudeca, si reggevano con ordinamenti propri, secondo le proprie tradizioni. Costituivano, dunque, una comunità a parte, regolata da leggi differenti da quelle osservate dai Cristiani, quali, per esempio, l’osservanza del sabato e la celebrazione della Pasqua. Per gli atti di culto avevano la loro sinagoga e per l’istruzione la propria scuola, che, spesso, coincideva con la sinagoga stessa.

Nel Medioevo, infatti, moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria in modo alquanto capillare e ancora oggi molti sono i luoghi che continuano ad essere vissuti. Nella Calabria Citra – corrispondente all’attuale provincia di Cosenza – le località interessate alla presenza ebraica furono Acri, Altomonte, Amendolara, Bisignano, Calopezzati, Cariati, Cassano Ionio, Castiglione, Castrolibero, Castrovillari, Celico, Corigliano, Cosenza, Fiumefreddo, Grimaldi, Laurignano (ancora oggi frazione di Dipignano) Montalto Uffugo, Morano, Mottafollone, Parantoro (ancora oggi frazione di Montalto Uffugo) Paterno, Regina (ancora oggi frazione di Lattarico) Rende, Rose, San Lucido, San Marco Argentano, Scala Coeli, Scalea, Tarsia, Terranova da Sibari, Torano.

Nel Marchesato di Crotone (oggi corrisponde alla provincia crotonese) a metà tra Calabria Citra e Calabria Ultra – quest’ultima corrispondente alle attuali province di Vibo Valentia e Reggio Calabria) gli insediamenti ebraici erano a Belcastro, Caccuri, Cirò, Crotone, Cutro, Isola Capo Rizzuto e l’allora sua frazione Le Castella, Mesoraca, Petilia Policastro, Roccabernarda, Santa Severina, Squillace, Strongoli, l’allora Torre di Tacina (in territorio di Cutro, oggi non più esistente) Umbriatico.

Nella Calabria Ultra, la presenza degli ebrei si registrava ad Amendolea, Arena, Bagnara, Bianco, Bivongi, Bova, Brancaleone, Briatico,  Bruzzano, Calanna, Castelmonardo (distrutto dal terremoto del 1783 e poi riedificato poco lontano con nome di Filadelfia, oggi in provincia di Vibo Valentia) Castelvetere (oggi Caulonia, in provincia di Reggio Calabria) Catanzaro, Cittanova (casale di Terranova) Condofuri, Condoianni, Francavilla Angitola, Fiumara di Muro, Galatro, Gerace, Gioia, Grotteria, Laureana di Borrello,  Melicucco, Mesiano (località vicina a Mileto), Mileto, Monteleone (oggi Vibo Valentia), Monterosso, Motta Bovalina (centro storico dell’attuale Bovalino) Motta San Giovanni, Nicastro, Nicotera, Oppido Mamertina, Palizzi, Pentadattilo, Pizzo, Plaesano (frazione di Feroleto) Polia, Polistena, Reggio Calabria, Rocca Angitola (oggi inesistente ma i cui abitanti – dopo i terremoti del 1638 e 1659  – si rifugiarono a Pizzo e a Francavilla) Rosarno, Santa Cristina, Sant’Agata del Bianco, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Sant’Eufemia Vetere, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, Seminara, Simeri, Sinopoli, Stilo, Taverna (attuale Taverna Vecchia) Terranova, Tritanti (frazione dell’attuale Maropati), ed infine Tropea. Ecco perchè dalla scoperta fatta da Famiglia Cristiana e pubblicata nel medesimo settimanale non c’è nulla da meravigliarsi.

Nel 1450 Johann Gutenberg, il tipografo inventore della stampa a caratteri mobili, stampò la prima Bibbia, con una tiratura di 180 copie: un primato. Il secondo primato, però, spetta alla Calabria. 

Effettivamente a Reggio Calabria fu impiantata una tipografia, la seconda nel Regno di Napoli, fin dal 1475, da Abraham ben Garton, che, in quell’anno, vi stampò il Pentateuco in ebraico, prima stampa di un libro in caratteri israelitici non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E tre anni dopo un altro ebreo, Salomone di Manfredonia, impiantava una tipografia a Cosenza.

Facciamo un salto in avanti di vent’anni e arriviamo a Reggio Calabria, quartiere della Giudecca, la zona a residenza ebraica della città: qui si trovava la bottega da tipografo di Avrhaham ben Garton che stampò, nel 1475, la prima Bibbia in ebraico edita con data certa”. Queste le parole di Famiglia Cristiana, che sorprendono il gentile viaggiatore Calabrese.

L’operazione gli riuscì grazie ai finanziamenti dei commercianti di seta ebrei della città: sembra una storia ambientata ad Amsterdam, invece tutto è accaduto sulle coste dello Stretto di Messina. Oggi il prezioso incunabolo è conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma: mancano solo due pagine: sono esposte niente meno che al Jewish Theological Seminary di New York (Rare Book Room).

«Si tratta di un esemplare di inestimabile valore. Questo volume contiene la seconda edizione, che segue quella romana databile tra il 1469 e il 1473, del commento al Pentateuco per opere del talmudista Šelomoh ben Yişhah (1040-1105). Non è noto come dalla Calabria sia arrivata a Parma.

Sicuramente questa rarità appartenne all’abate piemontese Giovanni Bernardi De Rossi,in seguito acquistata nel 1816 da Maria Luigia d’Austria che la donò all’allora Regia Bibliotheca Parmense ove è tutt’ora conservata. L’esemplare di pregio è stato protagonista al recente Salone internazionale del Libro di Torino.

Una tradizione di eccellenza per una regione che punta sulla cultura per proiettarsi al futuro e viverlo da protagonista.

 Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura Cds
Centro Studi e Ricerche
Comitati  Due Sicilie.